La via dei pellegrini, antichi sentieri di spiritualità

Specchia - Lucugnano - Tricase - Alessano - Montesardo - Ruggiano - Barbarano - Giuliano - Salignano - Leuca
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L'Itinerario

Il Santuario di Santa Maria di Leuca, situato sulla sommità del promontorio di punta Mèliso, insieme all'alto faro che domina la zona dal 1867 sono la punta estrema del tacco d'Italia e sembra che siano lì per dare l'ultimo saluto alla terra prima che diventi scoglio e poi mare; sin dai secoli scorsi i pellegrini (peregrinantes) provenienti da tutta Italia e dal Nord Europa, si recavano in visita al Santuario considerato un luogo sacro. Questo itinerario, che ha come ultima tappa Santa Maria di Leuca, parte da Specchia (inserito nel circuito dei Borghi più belli d'Italia), paese che sorge su un promontorio che permette di avere una vista dall'alto del territorio circostante, prevalentemente pianeggiante e circondato da grandi distese di ulivi.

Caratteristiche in breve

Punti di interesse

Santa Maria di Leuca [LE]

Alla fine dell’Ottocento la Basilica assunse l’aspetto che vediamo oggi, concludendo una storia più che millenaria dato che la tradizione vuole che la celebrazione dei riti siano cominciati agli albori del cristianesimo, un decennio dopo la morte di Gesù, peraltro riutilizzando un edificio dedicato al culto della dea Minerva. Questa suggestione, allo stato attuale, rimane appunto tale in quanto non è confortata da dati storici: gli unici ritrovamenti in seguito a indagini archeologiche sono una villa romana nei pressi dell’attuale rotatoria posta davanti alla Via del Santuario e il villaggio dell’età del Bronzo nell’area prospiciente il faro. Il legame con i primi cristiani è rimarcato poi dalla memoria di un dipinto eseguito addirittura da San Luca e si dice che l’icona si sia conservata fino al 1624, quando venne distrutta da un incendio provocato da pirati algerini. Ora sull’altare maggiore è possibile osservare una porzione del dipinto della Madonna di Leuca di Jacopo Palma il giovane fortunatamente scampato a quell’incendio. A partire dal 1866 l’esterno della Basilica si è arricchito della presenza dell’imponente faro, alto 48 metri, costruito al posto della torre di avvistamento cinquecentesca.

Lucugnano [LE]

Il prospetto presenta linee sobrie ed eleganti sovrastato da due mezzi timpani con al centro una colonnina di conci di tufo sormontata da una croce. Agli angoli due pinnacoli chiudono il frontone. L’altare è in pietra leccese e il quadro sopra di esso raffigura la Pietà. Ai lati, in corrispondenza degli accessi alla sagrestia si possono ammirare due statue di pietra leccese che rappresentano due figure femminili, che pare possano essere la Veronica e Maria Maddalena.

Giuliano di Lecce [LE]

È uno dei pochi castelli feudali del Salento che abbia mantenuto il suo impianto originario e conservato intatto il fossato: attualmente l’ingresso al castello avviene attraverso un ponte in muratura. L’architettura del castello di Giuliano è quella tipica dell’arte castrense in generale e delle fortificazioni medievali in particolare: torri, cortine, poderosi bastioni verticali atti alle difese piombanti. Due torri quadrate sono addossate ai due spigoli del castello sul fronte principale. Il cuore del castello è costituito da un atrio centrale scoperto, le volte degli ambienti posteriori sono crollate. Il castello è di proprietà privata.

Specchia  [LE]

II castello Protonobilissimo - Risolo è una costruzione cinquecentesca originariamente isolata, ora congiunta ad altre costruzioni, tra le quali emergono due torrioni alti e quadrati posti sugli spigoli dell'antica costruzione quadrangolare. È stato poi ampliato tra il 1600 e il 1700 da Margherita Trane, marchesa di Specchia e Desiderio Protonobilissimo, principe di Muro Leccese, per farne la loro residenza. I due sono rappresentati dalle due statue che, divise da uno stemma, sovrastano il portone in bugnato che costituisce l'ingresso del castello. Alla morte della madre Margherita divenne marchese di Specchia il figlio, Alfonso Protonobilissimo, a cui successe Giovan Battista. La dinastia si concluse con Giovan Battista IV che governò molto duramente, imponendo delle esorbitanti tasse agli specchiesi, che dovevano pagare al signore le decime su tutti i prodotti della terra. Il re di Napoli, allora, nel 1774 lo chiamò nella capitale per chiedergli conto del suo operato, gli confiscò i beni e Specchia passò al Demanio Regio. Nel 1797, il castello e Specchia furono donati da Ferdinando IV ad Antonio Maria Pignatelli, principe di Belmonte, per ricompensarlo di un'importante ambasciata da lui compiuta. Dopo un po' il principe donò il feudo al fratello Giuseppe che lo conservò fino alla fine del feudalesimo sancito con decreto napoleonico 2 agosto 1806. Il castello passò poi alla famiglia dei conti Risolo, che hanno vissuto a Specchia fino ai giorni nostri. L'ultimo rappresentante della famiglia, la contessa, è morta negli anni ottanta. Oggi una parte appartiene al Comune, il resto è proprietà di privati.

Castrignano del Capo [LE]

Sui muri perimetrali di tufo della chiesa si conserva ancora oggi il segno del passaggio dei devoti: croci latine e greche, date, iniziali. Pochi metri sulla destra rispetto all’ingresso della chiesa, in un punto di difficile individuazione, al di là di un muretto a secco, si trova la cosiddetta Grotta di San Pietro dove la leggenda vuole che si rifugiò l’Apostolo per sfuggire alla persecuzione. In realtà la grotta è poco più di un riparo, alta circa due metri e del diametro di tre. Vi si accede da uno stretto passaggio nella roccia. Alla fine del corridoio di accesso, un altro piccolo vano anch’esso circolare sulla destra era probabilmente adibito a dormitorio. Nelle immediate vicinanze si possono notare tracce che denotano la permanenza umana nel sito: canali per la raccolta dell’acqua piovana, resti di piccole cisterne interrate, sepolture di epoca medievale.

Castrignano del Capo [LE]

La chiesa, costruita dal 1617 al 1630, un intervallo di tempo piuttosto lungo in quanto per un breve periodo fu abbandonata a causa dell’arrivo degli Algerini nel capo di Leuca, è circondata da una piccola pineta. Alla chiesa di San Giuseppe era anticamente annesso anche un piccolo ospizio per i pellegrini, dove questi potevano riposarsi prima di intraprendere l’ultimo tragitto del viaggio.

Giuliano di Lecce [LE]

La misteriosa chiesa di San Pietro Apostolo risalente al X secolo, il cui impianto è quasi sicuramente ancora più antico e utilizza materiale di reimpiego proveniente dalla città messapica di Vereto, poco distante. All’interno si conservano delle piccole porzioni di affresco. Se si ritorna indietro si trova per strada un pozzo dal quale, la tradizione tramanda, che si sia abbeverato San Pietro di passaggio dall’Oriente verso Roma.

Specchia  [LE]

La struttura ha una pianta longitudinale e un’abside di tipo poligonale all’esterno e semicircolare all’interno, rivolta a Oriente; è stata costruita riutilizzando conci e colonne in pietra leccese provenienti dal casale di Grassano. L’ingresso è costituito da un portale sormontato da un arco a tutto sesto sopra il quale vi è una grande bifora, divisa da una colonna con capitello tronco piramidale ornato da una croce patente inserita in un cerchio. L’interno è suddiviso in tre navate delimitate da colonne monolitiche che sorreggono archi a tutto sesto. Successivamente nell’abside è stato collocato un sobrio altare di pietra leccese.

Alessano [LE]

È situata all’estrema periferia del paese, su una collina e la struttura attuale risale al 1882, anno in cui venne ristrutturata perché gravemente danneggiata da un incendio. Un affresco posto alla base dell’edificio rappresenta la deposizione del Cristo dalla Croce, vegliato dalla Madre; mentre sull’altare è raffigurata Maria che tiene tra le braccia il suo bambino vegliato da angeli che sorreggono la croce. Si tramanda che qui un pellegrino, di ritorno dal santuario di Santa Maria di Leuca, decise di sostare per riposare; durante il sonno gli vennero in sogno delle figure, una presenza celestiale gli apparve. Il pellegrino, sognante, riconobbe il volto della giovane donna la Madonna di Santa Maria di Leuca.

Giuliano di Lecce [LE]

Si può ammirare nell'interno molto elegante, un bassorilievo di pietra leccese, alcuni affreschi cinquecenteschi e un organo a canne di Simon Kircher costruito nel 1721; ma a colpire l’attenzione sono le moderne piastrelle policrome del pavimento.

Barbarano del Capo [LE]

L’epigrafe che accoglie i camminatori è esaustiva: “Ferma il piè, passegger, e non dar più passo, che qui trovi comode rimesse: Don Annibale Capece, il qual ci eresse, ci destinò lo forestier lo spasso”. Nel 1685, infatti, il sacerdote Annibale della famiglia nobiliare di origine campana dei Capece fece sorgere intorno e sotto la chiesa che qui si trovava una serie di servizi accessori per i fabbisogni dei pellegrini in transito. Con una mentalità che oggi definiremo imprenditoriale, costruì una sorta di autogrill ante litteram, comprendente l’officina del maniscalco, la mangiatoia e la posta per i cavalli, un ampio portico per i mercanti, un mercato del bestiame, una locanda e un ampio riparo sotterraneo destinato al pernottamento. E, soprattutto, rese fruibili ben tre pozzi per l’approvvigionamento di acqua, operazione che sarebbe stata difficoltosa nei pressi più immediati di Leuca per la profondità della falda freatica, e non sempre di buona qualità a causa delle infiltrazioni di acqua salmastra.

Tricase [LE]

Difficile non rimanere meravigliati di fronte alla rappresentazione di una bellissima Dormitio Virginis che racconta uno dei dogmi cristiani con dovizia di particolari. La Madonna è deposta sul letto funebre e la sua anima, personificata da una bimba in fasce, viene accolta in cielo tra le braccia di Gesù che è racchiuso nel simbolo divino dell’amigdala, la mandorla. In basso nel dipinto è rappresentato l’ebreo Jefonia che, volendo rovesciare il catafalco con il corpo della Madonna, non porta a compimento l’atto sacrilego in quanto interviene San Michele che gli taglia di netto mano con la spada (dipinta e corredata di un particolare che può far sorridere, ovvero il sangue zampillante).

Lucugnano - Tricase [LE]

Sulle pareti della masseria sono visibili numerose croci incise per devozione da fedeli che si fermavano per alloggiare, ristorarsi o semplicemente per pregare, in attesa di arrivare alla loro meta finale, Leuca. Sulla facciata si conservano delle pietre semicircolari forate - dette scapole - utilizzate per legare i cavalli durante la sosta.

Lucugnano [LE]

Edificato nel XIV secolo per commissione della famiglia Castriota - Scanderberg, nobile famiglia di Terra d'Otranto con il titolo di Barone, del Palazzo Baronale oggi rimane solo il torrione; la restante parte è frutto di vari e, non sempre positivi, rimaneggiamenti nei secoli successivi. Attualmente è diviso in due parti con relativi proprietari.

Lucugnano [LE]

L'elegante dimora edificata a metà dell'Ottocento, è appartenuta fino al 1961 al Barone Girolamo Comi, uno dei poeti più rappresentativi della prima metà del Novecento; questo palazzo fu anche frequentato da grandi intellettuali amici del poeta tra questi Alfonso Gatto, Arturo Onofri, Maria Corti, Vittorio Pagano, Rina Durante. È possibile visitare la casa che attualmente è la sede di una biblioteca pubblica. Salendo al primo piano si respira ancora l'atmosfera di una casa nobiliare; nelle antiche librerie di legno si trova ancora la ricca collezione di libri di Giacomo Comi. Dalle alte volte, ai pavimenti in cementite e alle pareti gli arazzi tessuti a mano.

Alessano [LE]

Il Palazzo fu edificato alla fine del XV secolo per volere dei conti del Balzo che avevano ereditato la contea da Francesco della Ratta, conte di Caserta il cui stemma, una stella a sedici punte, è visibile sulla sommità dell’arco che incornicia una finestra del piano nobile. Edificio dalla facciata rinascimentale con un imponente e scenografico scalone che introduce allo sfarzo dei vani interni. Il Palazzo passò nelle mani di Isabella de Capua che sposò nel 1530 Ferrante Gonzaga, figlio di Isabella d’Este e Francesco III duca di Mantova, portando in dote la regale dimora. Sotto i Gonzaga Alessano visse una vera e propria rinascita culturale divenendo la più estesa e prestigiosa signorìa del Salento meridionale. Ai Gonzaga subentrarono i Brayda, i Guarini e gli Ayerbo d’Aragona. Alla fine del XIX secolo il palazzo fu acquistato dalla famiglia Sangiovanni, i cui eredi ne sono ancora oggi i proprietari.

Alessano [LE]

Edificio rinascimentale Palazzo Legari è stato costruito nel 1536 da Donato Legari, ricco commerciante originario di Tricase. Al suo interno si svolgevano banchetti, feste e giochi d’azzardo. Oggi questo delizioso gioiello architettonico è di proprietà del Comune che lo ha destinato a sede della biblioteca e dell’archivio storico.

Alessano [LE]

Dalla superficie dei muri esterni del palazzo si sollevano piccole bugne a punta di diamante, che disegnano motivi diagonali, secondo motivi decorativi che troviamo, coevi, a Ferrara e a Napoli. Le finestre finemente incorniciate lo rendono molto elegante, mentre l’epigrafe che monta il portone d’ingresso e che reca la scritta “Maledictus homo qui confidit in homine” getta un’aria sinistra sulle vicende del suo committente, molto probabilmente vittima di un tradimento.

Ruggiano [LE]

A partire dal Medioevo, epoca di costruzione dell’edificio sacro, i pellegrini e i fedeli che giungevano qui in quella data davano vita a tradizioni e riti particolari. Santa Marina, infatti, era ritenuta la Santa protettrice contro le malattie del fegato e in particolare dell’ittero. Antiche credenze, senza dubbio pagane, ritenevano che l’itterizia, chiamata anche “morbo regio” in quanto comportava una colorazione della pelle giallastra (come l’oro), fosse propagata dall’arcobaleno con i suoi colori. Pertanto, diventava fondamentale, nel processo di guarigione, prestare attenzione al simbolo dell’arco e del colore giallo.

Salignano [LE]

La torre, alta quindici e larga venti metri, è dotata di dieci piombatoie e cinque cannoniere ed è a forma circolare; attualmente è adibita a eventi e manifestazioni culturali.